Storie scritte da noi

La storia di Sonja

 

testimonianze sonja

Di origine tedesca Sonja è nata e cresciuta a Milano.
Ha frequentato la scuola tedesca e dopo avere conseguito il diploma di maturità si è iscritta a alla facoltà di Economia dell’Università Bocconi laureandosi a pieni voti pur essendo diventata mamma di una bella bambina. Di figli Sonja ne ha avuti ben tre, di cui è molto orgogliosa. E’ nonna di sei nipoti ma solo uno abita a un tiro di schioppo da casa sua. Tre vivono a Berlino e due a Roma così da “costringerla” ad andarli a trovare o ad accoglierli a casa sua.
Ha iniziato giovanissima ad insegnare, attività che ha svolto con gran piacere fino alla pensione prevalentemente in istituti sperimentali. All’insegnamento ha affiancato delle collaborazioni editoriali. E’ stata a lungo correttrice di bozze per poi dedicarsi a traduzioni dall’inglese, dal tedesco e dal francese, lingue che conosce bene.

 

 

… … … , quando hai scoperto la malattia?

E’ stata la nostra dottoressa antroposofa a consigliarmi di fare una visita neurologica notando un certo mio rallentamento nei movimenti, La diagnosi di Malattia di Parkinson che ne è seguita non è stata una bella notizia, ma non mi sono persa d’animo grazie alla vicinanza affettuosa di marito, figli, nipoti e tanti amici.

 

Quale è stata l’evoluzione della malattia?

Sono passati ben dieci anni da quando mi è stata diagnosticata la malattia e se non fosse per un forte strappo alla schiena che mi ha cambiato la postura (sindrome della torre di Pisa) non potrei lamentarmi. Certo così è chiaro per tutti di che cosa soffro ma fin dal primo momento non l’ho mai nascosto. Fino a tre anni fa non ho assunto la levodopa e quando ho accettato di assumerla ho dovuto lottare con un po’ di nausea. Tutto sommato in questi dieci anni la malattia si è evoluta molto lentamente e per ora ho potuto vivere la mia vita come prima.

 

E il tuo rapporto col “compagno P” ... ?

E’ abbastanza sereno anche se il “compagno” è e rimane un po’ invadente. Seguo la terapia e soprattutto faccio tutto quello che mi viene suggerito per lasciare meno spazio possibile al “compagno”.