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Chiedi alla Neurologa

 Chiedi alla Neurologa

 

“Chiedi alla Neurologa“ è la rubrica in cui cercheremo di dare risposte e chiarimenti alle domande, ai dubbi e alle curiosità dei pazienti e dei caregiver per aiutarci a comprendere meglio la malattia di Parkinson.

Infatti, durante la pandemia, in APM ci siamo chiesti cosa poteva essere di aiuto ai nostri soci e da lì è nata l’idea di creare uno sportello virtuale, dove, semplicemente inviando ad un indirizzo di posta specifico una mail con dubbi e quesiti, si potrà avere una risposta da una neurologa specializzata in malattia di Parkinson.
Un altro piccolo, ma per noi un grande passo per garantire a queste persone di usufruire, facilitando  al massimo l’accesso al digitale, di una serie di servizi.

La Drssa Cristina Paggetta, medico chirurgo specialista in Neurologia, già Neurologo presso il pio Albergo Trivulzio di Milano e co-coordinatrice del progetto Percorso Parkinson, percorso diagnostico terapeutico assistenziale nato al PAT nel 2015 con la collaborazione dell’APM Parkinson Lombardia, risponderà di volta in volta ai vari quesiti  che verranno posti, senza entrare in merito alle diagnosi e alle indicazioni terapeutiche di ogni singolo paziente.

Per accedere al servizio, basta inviare un'email a Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.

IMPORTANTE ricordare che:

  • La tua domanda sarà pubblicata in modo anonimo.
  • Poni una domanda chiara, di argomento sanitario e sii conciso/a.
  • Questo servizio non sostituisce le cure mediche professionali fornite durante una visita specialistica. Se hai un problema o un'urgenza, recati dal tuo medico curante o in un Pronto Soccorso.
  • Non sono ammesse domande relative a casi dettagliati o richieste di una seconda opinione.
  • Per ragioni mediche, non verranno pubblicate informazioni su quantità o dosi consigliate di medicinali.

 

Le risposte della Neurologa

 

Buongiorno Dottoressa Paggetta , ho un grande dubbio che gradirei Lei mi aiutasse a comprendere: se da un test genetico risulta la presenza del gene del parkinson si può escludere di avere altre malattie degenerative come msa, alzheimer, sclerosi etc oppure potrebbero comparire anch'esse e con quali conseguenze?

Gentile signora la ringrazio per questa interessante domanda. I progressi della scienza genomica ci stanno portando ad un ampliamento dei test genetici per le malattie neurodegenerative da utilizzare sia nella diagnosi sia nella possibile evoluzione della malattia. Al momento attuale però la diagnosi della malattia di Parkinson si basa sulla clinica e sulle indagini strumentali e solo in specifiche forme può essere confermata dalle indagini genetiche. La MdP è nella maggior parte dei casi sporadica ma esistono forme con familiarità positiva, prevalentemente ad esordio precoce, in cui sono state riscontrate mutazioni in geni specifici. La letteratura parla di circa il 5-10% dei casi di Parkinson. La diagnosi è anche in questi casi clinica poiché il riscontro di mutazioni genetiche nei parenti di primo grado di questi pazienti non ci dà la certezza che questo soggetto avrà la malattia di Parkinson. La possibilità di sviluppare la malattia dipende infatti anche da altri fattori quali gli stili di vita, le abitudini alimentari, le comorbidità, l età. 

La possibilità di avere più di una malattia neurodegenerativa nello stesso soggetto esiste, vengono segnalate sovrapposizioni della malattia di Alzheimer con le alfa sinucleinopatie ( m. di Parkinson,  atrofia multisistemica, demenza a corpi di lewy), in questi casi solitamente c'è una presentazione atipica di malattia e/o una progressione più veloce. Anche nel Parkinson familiare alcuni autori hanno osservato la possibilità di associazione con altre patologie neurodegenerative. 
È a mio parere anche utile ricordare che molte patologie neurodenerative ( per es. la demenza a corpi di lewy,  l atrofia multisistemica, la degenerazione corticobasale, la paralisi sopranucleare progressiva) possono avere quadri clinici simili a quelli della malattia di Parkinson e di Alzheimer con i quali a volte possono essere confusi e richiedono quindi una corretta diagnosi. 

La conseguenza della concomitante presenza  nello stesso paziente di più patologie neurodegenerative ovviamente è un quadro clinico più complesso, come sempre il consiglio è di mantenere uno stile di vita il più possibile corretto e di controllare tutti i fattori di rischio. 

Spero di avere risposto alla sua domanda e la saluto caramente

 


 

Mi hanno trovato il morbo di parkinson da due anni, assumo L-dopa in dose minima, vorrei sapere se l'agopuntura può portare un beneficio o almeno bloccare la malattia.

L'agopuntura viene ormai considerata una valida terapia complementare nel trattamento della Malattia di Parkinson.
Gli studi clinici presenti in letteratura effettuati per dimostrare l'efficacia dell'agopuntura associata ai farmaci convenzionali nel Parkinson sono però purtroppo ancora pochi e con limiti metodologici e questo non ci consente al momento di trarre conclusioni affidabili sull'argomento.
Secondo alcuni trials clinici comunque la stimolazione dei punti dell'agopuntura che attivano le aree cerebrali coinvolte ridurrebbe sintomi come il tremore e favorirebbe il movimento portando anche ad una riduzione dei farmaci convenzionali, verrebbero inoltre ridotti gli effetti collaterali di questi farmaci. Anche l'azione terapeutica su alcuni sintomi non motori come l'ansia, i disturbi del sonno, il dolore, la stitichezza migliorerebbe la qualità della vita quotidiana del paziente parkinsoniano.
L'associazione agopuntura e farmaci tradizionali appare da questi dati quindi più efficace sui sintomi rispetto alla terapia convenzionale da sola, non è chiaro se questo beneficio perduri anche dopo la sospensione della terapia con agopuntura.
Purtroppo invece neanche l'agopuntura riesce a rallentare il decorso della malattia.
Attendo di conoscere la sua esperienza personale e la ringrazio della domanda.

 


 

Gentilissima, recentemente a mio marito di 74 anni hanno fatto diagnosi di malattia di parkinson ed ha iniziato la terapia con L-dopa con buoni risultati. Alla sera a cena beviamo del vino: può continuare ad assumerlo o è meglio eliminare completamente l alcol dalla sua dieta?

Gentile signora, la malattia di Parkinson e i farmaci che vengono utilizzati nella sua terapia non escludono in modo categorico l'assunzione di modesti quantitativi di alcol. Ai pazienti che lo desiderano è consigliata l'assunzione di 1 o massimo 2 bicchieri al giorno di vino, preferenzialmente rosso; vengono invece sconsigliati i superalcolici che dovrebbero essere notevolmente ridotti o, meglio, eliminati.
L'uso di superalcolici o di maggiori quantità di vino può incrementare l'insicurezza motoria, l'instabilità e rallentare la velocità di reazione.
Viene consigliato il vino rosso perché contiene i flavonoidi, sostanze naturali che hanno proprietà antiossidanti e cioè che sono in grado di inibire l'ossidazione di altre molecole e contrastano così l'azione negativa dei radicali liberi

 


 

Gentile dott.ssa, ho 68 anni e da 3 anni sono in terapia con L-dopa per un parkinsonismo. La mia neurologa insiste perché la assuma a digiuno. È davvero così importante? E se lo è potrebbe spiegarmene la ragione?

La L-dopa viene assorbita a livello dell'intestino tenue, ma nello stomaco viene degradata dai succhi gastrici, maggior tempo permane nello stomaco maggiore è la sua degradazione con conseguente perdita di efficacia. Il tempo di digestione viene allungato dai grassi seguiti dalle proteine e dai carboidrati. L'assunzione di L-dopa durante o subito dopo i pasti può ridurne perciò l'efficacia, più viene degradata e minore è l'assorbimento intestinale e ciò porta ad una riduzione della quantità di farmaco disponibile per il trasporto a livello cerebrale. Per un assorbimento ottimale se possibile quindi la L-dopa dovrebbe essere assunta tra i 15 e i 30 minuti prima dei pasti.

Ci sono però alcune situazioni in cui il neurologo può consigliare l'assunzione della L-dopa a stomaco pieno. Nel caso provochi nausea per esempio ne può essere suggerita l'assunzione insieme ad una piccola merenda ipoproteica o se necessario durante il pasto, in alternativa può essere consigliata l'assunzione di farmaci procinetici (per es. Domperidone).
Anche nel caso si presentino discinesie disturbanti in concomitanza con l'assunzione del farmaco, da picco-dose, ne può essere consigliata l'assunzione durante il pasto in modo che venga ridotto il picco ematico. In qualsiasi caso il neurologo di fiducia saprà dare indicazioni sul modo più corretto di assumere i farmaci antiparkinson personalizzandole secondo le esigenze del paziente.

 


 

Gentile drssa, mio marito ha 71 anni e gli è stata fatta diagnosi di mdp due anni fa.  Da pochi mesi riferisce durante la mattina una sensazione di stordimento con riscontro dell incremento della pressione arteriosa ,in particolare della minima. Potrebbero essere i farmaci antiparkinson che sta assumendo a causare questo incremento pressorio?

Gentile sigra solitamente i farmaci antiparkinson non hanno azione ipertensiva, in alcuni casi invece possono incrementare la tendenza all ipotensione ortostatica a volte già presente in alcuni paz parkinsoniani. In questi casi il paz presenta un repentino calo pressorio dopo aver effettuato il passaggio dalla postura sdraiata o seduta a quella eretta. Nel caso di suo marito potrebbe quindi trattarsi di una ipertensione arteriosa di recente comparsa ed indipendente dalla mdp. Il mio consiglio è comunque di riferire tutto questo al vostro medico di base per gli eventuali accertamenti cardiologici del caso e al vostro neurologo al prossimo controllo.

 


 

Gentile drssa, ho letto che i paz in terapia con L-dopa potrebbero sviluppare con maggiore facilità un melanoma. Visto che nella mia famiglia c’è stato un caso di melanoma e che io assumo L-dopa da oltre 6 anni volevo sapere se ci sono conferme a questa ipotesi.

Da tempo si discute se ci sia una correlazione tra mdp e melanoma. Alcuni lavori scientifici hanno evidenziato un maggior rischio di sviluppare questo tumore della pelle nei paz parkinsoniani rispetto alla popolazione generale ipotizzando delle componenti genetiche comuni. Non è stata invece  trovata una correlazione tra assunzione di L-dopa e melanona. Vista comunque la sua familiarità positiva per questo tumore le consiglio di effettuare annualmente la visita dermatologica per il controllo dei nei come tutti però dovremmo fare.

 

 

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